Diocesi di Altamura-Gravina-Acquaviva delle
Fonti
MESSAGGIO
per la Giornata del Seminario
8 dicembre
2013
Carissimi fratelli e sorelle,
a conclusione della solenne
concelebrazione della mia ordinazione episcopale promisi di passare, come Gesù
lungo le rive del Mar di Galilea, per seminare o scoprire nel cuore di giovani
e ragazzi i germi della vocazione.
In
questi sedici anni di cammino tra voi e con voi ho incontrato ragazzi
meravigliosi, giovani dagli occhi profondi, generosamente impegnati per gli
altri; ho conosciuto famiglie unite, spiritualmente vive e pastoralmente attive;
ho seguito con paterna attenzione il lavoro degli educatori del Seminario e di
alcuni laici nella cura di gruppi vocazionali (Davide, Ester, Samuel, Miriam).
Aver
potuto ridare alla Diocesi un Seminario rispondente ai bisogni dei ragazzi di
oggi, è per tutti motivo di grande gioia, perché esso permette di allargare
l’azione educativa e vocazionale all’esterno, con attività formative, momenti
di preghiera, manifestazioni sportive e culturali.
In
sedici anni di servizio pastorale in questa Diocesi, il Signore mi ha dato la
gioia di ordinare diciannove sacerdoti diocesani e una decina di religiosi. Al
Seminario Teologico di Molfetta ci sono nove seminaristi diocesani e due nell’anno
propedeutico alla Teologia. Nel
Seminario di Gravina ci sono cinque seminaristi, che frequentano le scuole
superiori. La
Diocesi, per sostenere il Seminario Diocesano e il Seminario di Molfetta,
impegna circa centomila euro l’anno.
Tutti
i sacrifici economici, l’impegno di sacerdoti, religiose, volontari sono il
sudore che la Diocesi deve versare per rispondere all’assillo del Cuore di
Cristo: “La messa è molta, ma gli operai
sono pochi”. Gli
operai sono pochi nella nostra Diocesi; sono ancora più pochi per il mondo
intero.
La soluzione al problema, Gesù l’ha
data: “Pregate il padrone della messe,
perché mandi operai nella Sua messe”; cioè: abbiate la stessa sollecitudine
del mio cuore; chiedete al Padre di diventare sensibili al problema, di sentire
la responsabilità di non far perdere la messe.
Questo significa che la fioritura
di vocazioni dipende da genitori che, con l’esempio e la parola educano i figli
alla fede e alla vita cristiana; dai sacerdoti che, con la gioia e la coerenza
con cui vivono il loro sacerdozio, devono proporsi silenziosamente come modelli
di vita; dagli educatori e dai catechisti, che devono aiutare i ragazzi a
scoprire il progetto di Dio sulla loro vita; dalle Comunità parrocchiali e
dalle associazioni ecclesiali, che devono sviluppare nei ragazzi e nei giovani
il senso della Chiesa e lo Spirito missionario.
Sono certo che Papa Francesco, con
la sua fede semplice; con la sua gioia, con la sua vicinanza ai piccoli, ai
poveri, agli ultimi; con la forza con cui tocca i cuori e invita a volgere lo
sguardo a Dio misericordioso, è per le generazioni del nostro tempo, modello
convincente di come è bello vivere la vita, facendone un dono gioioso a Cristo
e al mondo.
Su tutti coloro che credono nella
causa delle vocazioni e, in qualunque modo, si impegnano a farle nascere,
crescere, e a curarle con amore, scendano la mia gratitudine e la mia
benedizione.
Dal Palazzo Vescovile, 24 novembre
2013 - Solennità di Cristo Re
† Mario Paciello
Amministratore Apostolico
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