APRILE 2016
(Questa prova ha un massimo
di 200 punti e un minimo di 0 punti)
Carissimi ministranti,
dopo aver analizzato e rappresentato in vario modo le parabole della
pecorella smarrita e del Padre buono, il nostro studio continua con un’altra
parabola, quella della dramma perduta.
Dal Vangelo secondo Luca:
O quale donna, se ha dieci dramme e
ne perde una, non accende la lucerna e spazza la casa e cerca attentamente
finché non la ritrova? E dopo averla trovata, chiama le amiche e le vicine,
dicendo: Rallegratevi con me, perché ho ritrovato la dramma che avevo perduta.
Così, vi dico, c'è gioia davanti agli angeli di Dio per un solo peccatore che
si converte». (Lc 15, 8-10)
Sembra che il testo della parabola della dramma perduta sia uguale a
quella della pecorella smarrita, ma in realtà ha una caratteristica
notevolmente diversa: la moneta si perde senza allontanarsi. La dramma era una
moneta equivalente, più o meno, a un denaro, ossia la paga giornaliera che si
dava a un bracciante. Anche in questa parabola, il significato è racchiuso
nell’esperienza di una perdita e di un ritrovamento. I due momenti non sono
simultanei. La gioia del ritrovamento è preceduta dal dolore per la perdita.
La protagonista di questa parabola è una donna che perde una moneta e non
si dà pace. Questa donna, pur avendo tante faccende da sbrigare, appena si
accorge di aver perduto una dramma, lascia stare tutto il resto. Pare veramente
di vederla spazzare con accuratezza la casa, accendere la lucerna, cercare
sotto tutti i mobili, finché non la ritrova. Prima tutto era urgente, adesso
non c’è più niente di urgente, tranne il ritrovare la dramma perduta. Tutto il
resto passa in secondo ordine. Così agisce Dio verso di noi; Egli continuamente
viene a cercarci, inseguendoci senza sosta. Quale gioia essere ritrovati da
Dio!
La donna accende la luce, spazza la casa, guarda accuratamente in ogni
angolo. É agitata, la cerca con forza, con tutto il suo essere, impiegando
tutte le sue energie. La prima cosa che non fa è piangere o lamentarsi, ma
inizia la ricerca.
La donna, innanzitutto, accende la luce, perché altrimenti non potrà
localizzare la sua preziosa moneta. La luce illumina tutt’intorno ogni oggetto.
Quando il bagliore si rifletterà sulla moneta facendola brillare, allora potrà
ritrovarla. Possiamo perderci, ma non dobbiamo smetter di "brillare",
perché possiamo essere ritrovati più facilmente.
Se manca anche una sola dramma la donna non può essere contenta e non
dice: "Ecco ne avevo dieci me ne rimangono ancora nove, poco importa che
una vada perduta". Questa è una logica umana, tante volte si desiste dal
cercare, dal fare tutto il possibile per salvare qualcuno, perché in fondo non
lo si ama veramente. Al contrario la donna della parabola non lascia perdere la
dramma che si è perduta, ai suoi occhi quella moneta ha un valore assoluto a
cui non può rinunciare senza sentirsi estremamente impoverita. Così Dio non
lascia perdere nessuno, su ciascuno ha posato il suo sguardo di amore e di
misericordia, perché tutti noi siamo preziosi ai suoi occhi, anche se ingrati.
Per questa donna tutte e dieci le monete sono preziose, tanto che, appena
ritrova quella perduta, "chiama le amiche, le vicine" per far festa,
per condividere con loro la gioia di aver ritrovato la moneta. Dio ragiona così
quando noi torniamo alla sua casa. Dio ci accoglie così anche se arriviamo dopo
aver buttato via il suo tesoro.
Dio lascia le nove monete e si perde dietro ad una. Questo è un Dio
innamorato! Capace di perdere la testa per uno solo. Per Dio noi non siamo una
massa indistinta, ma il suo amore raggiunge ognuno in modo particolare.
È l’esperienza dell’Amore Misericordioso che si mette sulle nostre
tracce, che ci cerca, che ci vuole venire a scovare nei nostri nascondigli; è
lo stile di un Dio appassionato che non si cura delle monete lasciate al
sicuro, che non delega la ricerca di quella perduta, ma che si mette in marcia
per colmare il vuoto insopportabile delle distanze, che impazzisce di gioia
quando ci riporta a casa.
Le tre parabole della misericordia (quella della pecora smarrita, quella
della moneta perduta e quella del Padre buono) parlano della gioia di Dio, cioè
di perdonare! Ognuno di noi è quella pecora smarrita, quella moneta perduta;
ognuno di noi è quel figlio che ha sciupato la propria libertà seguendo idoli
falsi, miraggi di felicità, e ha perso tutto. Ma Dio non ci dimentica, il Padre
non ci abbandona mai. Rispetta la nostra libertà, ma rimane sempre fedele. E
quando ritorniamo a Lui, ci accoglie come figli, nella sua casa, perché non
smette mai, neppure per un momento, di aspettarci, con amore. E il suo cuore è
in festa per ogni figlio che ritorna.
Mentre nelle parabole della Pecorella smarrita e del padre buono, chi o
cosa si perde sa di aver perso la giusta via, nella parabola della dramma
perduta, l’oggetto che si perde non ha consapevolezza del suo smarrimento. È questa
la novità: Dio va alla ricerca di tutti coloro che sono lontani da Lui e che
non ne hanno consapevolezza. Egli è pronto alla loro accoglienza se sono
disposti ad aprire il loro cuore alla Sua infinita Misericordia.
Questo mese la prova consiste nel realizzare un’opera che insceni la
parabola della dramma perduta utilizzano materiale riciclabile.
Materiali utilizzabili:
·
Cartone;
·
Carta di giornale;
·
Plastica;
·
Sughero;
·
Stracci di stoffa.
Potete adoperare qualsiasi tecnica compositiva e decorativa, ma non
potete adoperare matite, penne e colori di qualsiasi genere.
I vostri elaborati potranno essere consegnati entro il 10 maggio 2016
mandando un e-mail all’indirizzo cdv.altamura@gmail.com o
direttamente a Don Francesco Granieri (presso Seminario Diocesano sito in via
Giardini n.18 – Gravina o parrocchia Santa Maria della Consolazione - Altamura)
o a Celeste Plantamura (presso parrocchia Sacro Cuore di Santeramo o chiamare
il numero 3291681547)
Buon lavoro!!!
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